Scusate il bluff, ma era solo un desiderio ferragostano, utile però a riprendere un tema importante: la ferrovia pedemontana, partendo dalla sua chiusura.
6 luglio 2012: il trasporto ferroviario di persone lungo la linea Pedemontana Gemona – Sacile è stato interrotto a causa di uno smottamento avvenuto nei pressi della stazione di Meduno.
È triste (ma forse vero) dire che pochi nel territorio del gemonese si sono accorti della mancanza di tale servizio; non è così per la parte più occidentale della linea che veniva abitualmente utilizzata dai pendolari da Pinzano fino a Sacile. Il treno saliva da Sacile fino a Gemona solo nel fine settimana per favorire uno sviluppo turistico delle zone attraversate. Inutile dire che questa impostazione del servizio accompagnato alla chiusura estiva (che poteva durare anche alcuni mesi) non ha portato ad un aumento degli utenti.
Sono passati ormai tre anni dalla chiusura della linea, l’unico tratto funzionante resta quello fra Gemona e Osoppo per il trasporto delle merci presso l’importante zona industriale del CIPAF.
Dicembre 2014: la Regione Friuli Venezia Giulia ha siglato un importante accordo per la realizzazione di uno studio di fattibilità per la riapertura della strada ferrata. Lo studio è finanziato dalla Comunità Montana del Gemonese, quella Occidentale del Friuli, dalla Fondazione CRUP, e dalle Ferrovie Udine Cividale. Proprio le FUC sono state incaricate di preparare lo studio di fattibilità, che in questi giorni è stato consegnato agli uffici regionali.
Lo studio tratta principalmente (secondo quanto appreso dalla stampa locale) il potenziale della linea in termini di utenti, lo stato dell’infrastruttura e il costo della manutenzione, il numero di treni da utilizzare il cadenzamento orario, le fermate da aggiungere e da eliminare, sono poi presenti anche ulteriori approfondimenti su come in altri territori (italiani e stranieri) si è lavorato per riattivare il servizio su linee similari.
L’elaborato quindi delinea un nuovo progetto di sviluppo per i territori attraversati dalla ferrovia pedemontana. Il lungo stop alla circolazione dei treni potrebbe in realtà offrire la possibilità di ripensare la linea e la sua funzione socio-economica! Ma quali saranno le nuove opportunità per il gemonese che, come evidenziato prima, in questi anni non ha tratto vantaggio da questo servizio?
Prima di tutto è importante evidenziare che ripensando le fermate si potranno trasportare nuove tipologie di utenti, penso in particolar modo ai lavoratori che quotidianamente si recano in zona industriale. In effetti la ferrovia passa proprio davanti alla zona del CIPAF e sembra assurdo che nessuno si sia mai interessato a come quelle centinaia di persone si recano giornalmente al lavoro. Un’altra importantissima osservazione riguarda la possibilità di far terminare la corsa non a Sacile ma a Pordenone (tramite il “cambio di banco” a Sacile oppure costruendo una lunetta fra Sacile San Liberale e Pordenone). Questo permetterebbe agli utenti gemonesi di raggiungere Pordenone direttamente, senza cambi, facilmente, proprio come oggi raggiungiamo Udine! Questo possibilità non deve passare inosservata, i giovani sono sempre di più obbligati a spostarsi per motivi di studio ma anche di lavoro nel pordenonese e nel vicino Veneto.
Primaria importanza andrà però data al cicloturismo, gli ottimi risultati del servizio Mi.Co.Tra. che così ben si sposa alla ciclovia Alpe Adria ci insegnano come un servizio di questo tipo possa offrire importanti possibilità di sviluppo economico. Lungo la ferrovia Gemona – Sacile sono già presenti piste ciclabili, il numero di ciclisti è in costante aumento! Gemona assumerebbe così le sembianze di un bivio fra diversi itinerari cicloturistici con indubbi vantaggi economici.
Settembre 2015: la Regione si pronuncerà sulla fattibilità della riattivazione. Le spese da sostenere e gli accordi con lo Stato pesano come macigni, ma nell’altro piatto della bilancia devono trovare spazio il coraggio di investire sul territorio con un’azione forte, diretta ad eliminare le differenze fra le aree regionali e che punta ad uno sviluppo economico basato sulle potenzialità proprie del territorio, consci del fatto che tutte queste zone formano un’unica Regione.