Politica

SANITA’. COSA SI DICE A CODROIPO.

Concludiamo con l’intervista a Fabio Marchetti, Sindaco di Codroipo, l’approfondimento sulla Riforma della Sanità e sul tema scottante delle scelte riguardanti gli Ambiti territoriali delle future Aziende sanitarie.

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A legge di riforma della sanità approvata, quali sono le sue considerazioni in generale e per quanto riguarda il suo territorio?

Ho sempre pensato che prima di mettere mano ad una riforma strutturale della Sanità sarebbe stato opportuno  intervenire sulla spesa, razionalizzandola. Visto che l’emergenza alla base di questa riforma sono proprio i costi. Non vorrei che questa vera e propria “rivoluzione” del sistema, finisse per non centrare l’obiettivo principale che è quello della miglior gestione della spesa. Staremo a vedere.

A mio avviso, prima si sarebbero dovuti valorizzare i comportamenti virtuosi, laddove questi si erano sviluppati, cercando di estenderli a tutto il territorio regionale.

Codroipo ne è un esempio: parlo come Sindaco di questo territorio e come presidente dell’ambito del Medio Friuli che comprende 11 comuni (circa 54.000 abitanti).  Siamo gli unici che abbiamo chiuso un ospedale con senso di responsabilità e praticamente senza comitati. Il ragionamento all’epoca fu molto chiaro: rinunciamo all’ospedale in cambio di servizi sul territorio. Oggi siamo dotati di una vera e propria  “Cittadella della Salute”. Questa scelta ante litteram  va tra l’altro nella direzione dell’attuale riforma. Nel nostro Ambito abbiamo da tempo perseguito l’obiettivo del risparmio, garantendo i servizi  e tagliando i “rami secchi”, ottenendo una riduzione della spesa di circa il 12 %. Peraltro, parlando non solo come amministratore ma anche come cittadino-utente del Medio Friuli, avere un ospedale sul mio territorio è un lusso cui posso anche rinunciare, non avendo problemi a rivolgermi ad un ospedale o ad un’altro: tra Udine, S. Daniele, Latisana e anche S. Vito al Tagliamento, non ho che l’imbarazzo della scelta, anche per le prestazioni cosiddette “di eccellenza”.

La decisione di accorpare il Codroipese al Sandanielese ed all’Alto Friuli è partita dal Comune di Codroipo. Quali sono stati i principali motivi?
Per Codroipo e il Medio Friuli, si trattava di decidere tra S. Daniele (struttura con DNA predisposto ai servizi al territorio), oppure su una struttura più vocata alle specialità come Udine. In seguito alle scelte fatte negli anni ’80 ed al successivo sviluppo della nostra organizzazione sanitaria, il “male minore”, così come andava prospettandosi la riforma, era indubbiamente l’alleanza con S. Daniele.
I nostri rappresentanti di riferimento in Consiglio regionale  Riccardo Riccardi (FI) e Vittorino Boem (PD) hanno compreso questa necessità e attraverso un emendamento votato dal Consiglio regionale hanno ottenuto un risultato che accontenta il Medio Friuli e anche la parte Collinare della Provincia di Udine: era illogico che il Tarcentino, il quale aveva sempre fatto parte dell’Azienda sanitaria n. 4 (arrivando fisicamente fino alle porte del Capoluogo friulano), venisse accorpata addirittura con Tolmezzo.
D’altra parte il Codroipese ed il Sandanielese hanno da sempre avuto molto in comune, cominciando dalla storia, sia antica che recente. Debbo peraltro convenire che queste condizioni non ci sono con l’Alto Friuli per cui, in realtà, c’è qualcosa che geograficamente non funziona in questo accorpamento.
Ma ciò non deve né inficiare la futura operatività del sistema sanitario, né preoccupare le comunità di Gemona e Tolmezzo: da parte nostra non c’è nessuna volontà di prevaricazione rispetto agli altri territori, così come non c’è mai stata nella gestione dell’Azienda sanitaria n.4 .
In verità  quelli che forse si troveranno a fare il maggior cambiamento saremo proprio noi del Codroipese, anche se ormai da anni si erano stabilite forti ed ottime relazioni con l’ospedale di S. Daniele, per cui i cambiamenti saranno più sulla carta che nella realtà.

Ma come si sono svolti i fatti?
Posso raccontare come l’ho vissuta io, qual’è la mia verità. Noi non abbiamo avuto nessun incontro con l’Amministrazione regionale sul modello di riforma che si stava preparando, nessun tipo di concertazione o confronto; cosa che in passato eravamo invece abituati ad avere prima che una legge di tale portata concludesse il suo iter. Sta di fatto che, come Sindaco, mi è stata trasmessa ufficialmente la Proposta di Legge finale pochi giorni prima che approdasse in aula.
Personalmente non ho forzato la mano perché la legge andasse in una direzione piuttosto che in un’altra, essendo per noi comunque sostenibile sia l’una che l’altra soluzione, ovviamente preferendo, come già detto, l’accorpamento con S. Daniele. Posso quindi dire che alla fine abbiamo accettato (non subìto) la soluzione approvata dall’Aula. Non posso peraltro negare che vi sono stati dei contatti con i Consiglieri regionali di riferimento, ai quali abbiamo espresso quali erano le nostre preferenze, senza però che questo costituisse una pregiudiziale dal momento che, ripeto, per noi erano sostenibili entrambe le soluzioni.
Se dovessi usare un’espressione sintetica per quello che in realtà è avvenuto, utilizzerei la definizione di “blitz consumato in aula”.

Questa scelta ha provocato sconcerto ed irritazione da più parti. Lo ritiene giustificato?
Probabilmente le altre realtà hanno ragione ad arrabbiarsi, soprattutto se non sono state consultate, se non sono state chiamate a fare un ragionamento assieme, prima che fossero prese le decisioni. Ma, anche da quello che leggo sui giornali, questa Amministrazione regionale non ritiene di usare come metodo lo strumento della concertazione e noi amministratori, alla fin fine, siamo chiamati ad amministrare e quindi ad attuare le leggi approvate. Dura lex, sed lex. Un po’ poco democratico per i miei gusti.

Dopo questa riforma è alle porte quella sulla riorganizzazione degli enti locali. Secondo lei le scelte territoriali della riforma sanitaria possono costituire un’utile premessa per la futura definizione degli ambiti di area vasta?
No, secondo me non ci siamo per niente. Lo dico essendo uno che ha sempre pensato che mettere insieme sia sempre meglio che dividere.
Ma, parlando più in generale, sono molto scettico sull’intera legge di riforma degli EELL. Anche qui a mio avviso quello che conta sono le risorse a disposizione e la capacità di utilizzarle al meglio.
Il Codroipese ha già messo in piedi un modello di aggregazione che, partendo dai servizi sociali, si è mano a mano spostato verso le funzioni amministrative, partendo dalla gestione unica del personale per tutti gli 11 Comuni. Ebbene, dati alla mano, posso dire senza tema di smentita che questo sistema funziona fino a quando è sostenuto finanziariamente dalla Regione. Quando i fondi mancano, come ora, non  conviene più economicamente proseguire su questa strada, anche se continuiamo a farlo per fedeltà a un principio. Lo stesso potrei dire per altri servizi che via via abbiamo accorpato e questo mi consente di affermare che la Legge 1 (conosciuta anche come “Legge Iacop”) ha in qualche modo generato un sistema ”dopato”, non in grado di reggersi autonomamente.
Su questo aspetto non si è fatto un ragionamento e sulla Legge ci si muove a rovescio: tu Regione mi penalizzi finanziariamente se come Comune non mi integro con gli altri, quando mi dovresti premiare se spendo di meno e invece penalizzarmi se sperpero. Succede insomma, come anche a livello nazionale, che chi ha risparmiato deve pagare, mentre chi ha speso di più ha un vantaggio. Un mondo all’incontrario.

Un altro grosso problema è la rigidità del personale verso la riorganizzazione e questo lo abbiamo toccato con mano già in alcuni casi in cui lo spostamento, anche di pochi chilometri, del luogo di lavoro ha provocato l’immediata reazione dei Sindacati e quindi la difficoltà (se non l’impossibilità) di riorganizzare le prestazioni dei dipendenti, adeguandole ad un funzionamento accorpato.
Quello che voglio dire è che, anche nel caso di questa riforma, non si sono toccati i problemi reali, confrontandosi con quelli che li vivono quotidianamente; non si sono messi allo stesso tavolo Regione, Comuni e Sindacati per concertare il modo di procedere con la riforma, che invece è stata alla fine calata dall’alto.

Però gli obiettivi di una diversa organizzazione degli EELL non sono solo di natura finanziaria, ma riguardano anche l’aspetto progettuale, la volontà di dare ai Comuni strumenti per progettare lo sviluppo del proprio territorio.
In questo senso il Codroipese è avanti sia sull’aggregazione delle funzioni, sia sulla costruzione strategica del futuro del nostro territorio: abbiamo da alcuni anni approvato il Piano strategico del Medio Friuli che rappresenta il nostro strumento – guida per le scelte sul territorio. Ci crediamo e stiamo via via alimentando questo processo.
Ma il problema, di nuovo, è la base finanziaria su cui possiamo contare per alimentare questo percorso virtuoso. Oggi nessuna amministrazione comunale può prescindere dalle condizioni finanziarie, dal momento che siamo tutti con l’acqua alla gola e per rilanciare le potenzialità del territorio servono, innanzitutto, soldi.
Un’ultima cosa voglio dire riguardo al disegno della futura organizzazione degli EELL: per la storia e per la realtà delle diverse comunità di cui si compone la regione, la dimensione ottimale dei futuri ambiti, qualunque sia il loro nome, è tra i 20.000 e i 10.000 abitanti, tranne che nelle aree di montagna dove si dovrebbero prendere in considerazione esigenze e quindi dimensioni più ridotte.

 

Ecco alcuni  spunti  interessanti dell’intervista.

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