La legge di riforma della sanità approvata, quali sono le sue considerazioni, quali gli obiettivi raggiunti o quelli mancati per il suo territorio?
La riforma conferma l’ospedale di San Daniele nelle sue potenzialità e nei servizi di base per il cittadino. Sicuramente questa decisione e questo orientamento normativo equivalgono ad un riconoscimento importante del lavoro svolto negli ultimi anni dagli amministratori locali. Anche l’aver mantenuto il codroipese agganciato all’area collinare rappresenta un bell’obiettivo raggiunto ma solamente per il buon senso di non buttare alle ortiche una collaborazione reciproca di almeno vent’anni; su questo tema tengo a precisare che nessuna prevaricazione o forzatura è mai stata in animo nostro verso l’Alto Friuli.
Come valuta la scelta regionale di mettere nello stesso ambito di riferimento territoriale l’area montana della Carnia, Gemona, S. Daniele e Codroipo, escludendo Tarcento/Tricesimo? A quali logiche/a chi attribuisce questo colpo di scena dell’ultimo momento?
Se si guarda solo alla carta geografica, la scelta di tagliare e cucire i territori del Tarcentino e del Codroipese (e perché no del Goriziano?) può sembrare sconclusionata, ma se alla base ci sono tradizione nella collaborazione, servizi consolidati e funzionanti, e soprattutto una chiara e precisa volontà locale, la scelta va rispettata. Infatti il Tarcentino, con i suoi amministratori e cittadini, ha voluto stare con Udine anziché con Alto Friuli, il Codroipese ha espresso la volontà di continuare a gravitare sul Sandanielese anziché nel “gran mare” udinese. La volontà dei territori ha qualche valore?? Mai alcun pensiero di prevaricazione, di maggior forza o peso politico, di spostamento di baricentri, ecc. ecc. è stato da noi considerato. Perché tanta paura in Alto Friuli se l’obiettivo di tutti sarà soltanto quello di individuare le migliori pratiche messe in campo e ad esse ispirarsi?? Ogni territorio ha delle attività meglio espresse e più efficaci che in altre zone… prendiamole ad esempio ed utilizziamole a beneficio dei nostri cittadini. Io penso all’arricchimento professionale che potranno avere i nostri operatori della sanità e del sociale da questo confronto virtuoso, e che noi sindaci dovremo promuovere, pretendere e sostenere.
Quali problemi od opportunità prevede in seguito a questa scelta?
Ogni forza politica ha sempre dichiarato che era necessaria una riforma del sistema sanitario regionale, soprattutto perché quest’ultimo in pochi anni sarebbe diventato finanziariamente insostenibile e non garante della salute di tutti i cittadini allo stesso modo. E’ chiaro che per convinzione, visione o anche solo per posizione, possiamo non condividere quanto approvato dal Consiglio regionale, ma ora è il momento di convincersi che ogni cambiamento rappresenta un’opportunità. Oggi viene offerta l’opportunità di abbandonare consuetudini nelle prassi, di rinnovare metodi, di scardinare abitudini ad agire sempre nello stesso modo, di confrontarsi con territori che hanno altre organizzazioni. Molti saranno i problemi e le criticità ma i sindaci e gli amministratori sono chiamati ad accettare questa sfida con responsabilità e libertà. E’ molto positivo che, finalmente, una amministrazione regionale non arrivi al termine del proprio mandato per approvare una riforma sanitaria. L’assessore Telesca avrà davanti a sé oltre tre anni di governo per modificare, cambiare o anche solo aggiustare l’impostazione oggi stabilita. Ogni decisione potrà essere rivista, ma perché, intanto, non provarci??
Dopo questa riforma è alle porte quella sulla riorganizzazione degli enti locali. Secondo lei le scelte territoriali della riforma sanitaria peseranno sulla futura definizione degli ambiti di area vasta e qual’è la sua posizione al riguardo?
Probabilmente il timing è stato errato, andava approvata prima la riforma delle autonomie locali e poi calata su essa quella sanitaria con condivisione dei perimetri. L’aver agito in modo diverso inevitabilmente condizionerà, ma non in maniera determinante, l’assetto degli ambiti. Ai Consiglieri regionali spetta il compito di studiare le migliori soluzioni e di fare le leggi, agli amministratori locali spetta il compito di sorvegliare la salute dei propri cittadini e di provvedere ad attivare i migliori servizi alla persona, perciò credo che la mia e le altre simili posizioni al riguardo contino poco; noi amministratori dobbiamo alzare la testa e, guardando lontano (se ne saremo capaci), indirizzare politiche sociali eque, diffuse e di facile accesso per ogni cittadino. Passata questa “buriana”, dobbiamo convincerci che abbiamo davanti a noi una sorta di tabula rasa su cui riscrivere il futuro delle nostre genti.