Innanzitutto, signor Sindaco, cosa pensa in generale della riforma della sanità regionale?
Gli obiettivi sono condivisibilissimi: rappresentano l’avvicinamento della sanità ai cittadini, il far prevalere il territorio piuttosto che il ruolo accentratore degli ospedali. Inoltre sono una risposta al problema delle spese crescenti del sistema sanitario. Bisognerà ovviamente verificare sul campo quella che sulla carta appare a mio avviso, ripeto, la strada giusta. Ci sono state critiche e aperti dissensi da più parti, ma secondo me se un amministratore vuole riformare, deve andare avanti fino in fondo.
Quindi tutto bene?
Beh, fin qui ci siamo, ma penso che diventi fondamentale vedere via via quali saranno i risultati concreti di questa riforma: a quel punto si potrà dare un giudizio. Su una cosa non sono del tutto convinto: il percorso accelerato di questa riforma, come pure di quella che sta venendo avanti sulla riorganizzazione degli Enti locali. C’è il rischio che ciò non permetta un confronto approfondito e quindi una adeguata comprensione e condivisione delle scelte da parte dei territori. Non vorrei che si riproponessero i problemi che hanno portato ad un nulla di fatto nella riforma della trasformazione delle Comunità montane in Unioni montane.
Tra le varie questioni emerse in sede di formazione ed approvazione della legge regionale sulla sanità, ci interessa di mettere a fuoco un aspetto che ha lasciato perplessi in molti: l’organizzazione territoriale degli ambiti. Come spiega la scelta di unire Codroipo a S. Daniele, Gemona e Tolmezzo, lasciando invece fuori Tarcento?
E’ abbastanza semplice. Con l’Assessore regionale Telesca abbiamo avuto diversi incontri, assieme a tutti i Comuni che fanno parte dell’ambito del Tarcentino. L’Assessore ci ha detto che poteva essere rivalutata la composizione territoriale degli ambiti, purché rimanessero nella loro completezza. Per interderci, non esisteva che per esempio alcuni Comuni del Tarcentino andassero da una parte (AAS dell’Udinese), mentre altri rimanessero con S. Daniele – Gemona – Tolmezzo. Questo anche perché la riforma sanitaria doveva essere ovviamente legata a quella degli Enti locali, che stava nel frattempo andando avanti. Va detto che già da quando era stata presentata la prima bozza della riforma, erano emerse disparità di vedute da parte dei Comuni del Tarcentino: alcuni (Tricesimo, Reana, etc.) chiedevano di far parte dell’ambito Udinese; Tarcento e Cassacco invece vedevano con favore la proposta regionale dell’aggregazione con S. Daniele, Gemona e Tolmezzo. Ci siamo riuniti (tutti i Comuni del Tarcentino) e la maggioranza (9 Sindaci su 11) ha scelto di far parte dell’ambito Udinese. In questi casi è la maggioranza che conta, per cui, sulla base di un documento sottoscritto da tutti i Comuni, da quel momento ci siamo mossi in quella direzione.
E Codroipo?
Quando abbiamo avuto l’incontro, l’Assessore regionale ci ha segnalato la volontà del Codroipese di confluire nell’ambito dell’AAS Alto Friuli – Collinare – Medio Friuli, ma sinceramente non conosco le precise motivazioni della loro scelta. Paradossalmente, se il Tarcentino ritiene che Tolmezzo possa essere obiettivamente troppo lontano e quindi sia opportuno aggregarsi a Udine, il Codroipese non è certo più vicino a Tolmezzo, ma la scelta è stata esattamente opposta.
Se capisco bene, questa scelta è maturata verso la fine del percorso legislativo?
La riunione in cui c’è stata da parte dell’Assessore Telesca l’apertura ad una possibile diversa riorganizzazione territoriale è stata il 1° di settembre, mentre il 12 settembre abbiamo fatto pervenire alla Regione la proposta condivisa da tutti i Sindaci del Tarcentino. Tutto questo si è trasformato in quell’emendamento trasversale che ha prodotto in Consiglio regionale la modifica alla proposta di legge della Giunta regionale, legge che è stata approvata il 2 ottobre. Questa è la tempistica “ufficiale”. Capisco lo sconcerto, soprattutto di Tolmezzo, per questa decisione che mi sembra (anche se non so dell’esistenza di riunioni fatte con tutti i territori interessati o con i loro rappresentanti in Consiglio regionale) sia stata più il frutto di un confronto tra i soli diretti interessati, che di una concertazione allargata a tutti.
Vede problemi e criticità particolari nell’attuazione di questa legge, sopratutto per quel che riguarda la sua organizzazione territoriale?
Come detto, per i Comuni di Tarcento e di Cassacco, la soluzione organizzativa proposta nella prima bozza della legge pareva più logica e coerente alle vicende dei nostri territori. Rimango di quest’idea, anche se poi è la maggioranza che conta nelle decisioni. Ma faccio anche una considerazione sostanziale, tecnica: la mia preoccupazione è di carattere economico, è quella dei bilanci. L’Azienda sanitaria si fonde ora con l’Azienda ospedaliera ed io penso che, stando in un ambito dove c’è l’ospedale di Udine, sul territorio arriveranno meno risorse, che saranno maggiormente assorbite proprio da Udine ed il suo ospedale. Temo in sostanza che questa soluzione produca uno squilibrio in termini di disponibilità economiche tra centro e periferia.
Pensa che questa scelta possa essere rinegoziata nel tempo, o i giochi ormai sono fatti?
Beh, noi abbiamo chiesto un tipo di soluzione che è stata alla fine approvata, per cui non vedo motivo da parte nostra di riaprire in alcun modo l’argomento.
Dopo la riforma della sanità, è alle porte, ne abbiamo accennato prima, quella sulla riorganizzazione degli Enti locali. Secondo lei le scelte territoriali della legge appena approvata peseranno sulla futura definizione di area vasta?
Quella degli Enti locali è una riforma importantissima per le nostre comunità e già vedo fermenti e spinte dei Comuni per far parte di uno o dell’altro ambito di area vasta. Anche qui sarà importante capire quali saranno i contenuti, quali e come verranno distribuite le competenze ai due livelli amministrativi previsti: Comuni, Unioni Territoriali Intercomunali (UTI) e Regione. Per quel che riguarda il nuovo assetto territoriale che si andrà definendo, la riforma sanitaria non credo che abbia facilitato granché quella degli Enti locali.
Ovvero, se i nuovi ambiti di area vasta verranno disegnati sulla base di quelli che già oggi sono individuati (il Tarcentino, il Gemonese, la Collinare,…) non vedo particolari problemi. Se invece si passerà ad entità territoriali più ampie, allora le cose si complicano. Dal mio punto di vista vedrei con favore un’area vasta che comprendesse, oltre al Tarcentino, il Gemonese e l’attuale Comunità Collinare. Sarebbe inoltre auspicabile che questo nuovo Ente potesse funzionare operativamente per sub-ambiti.