Questa riforma della sanità vi convince oppure no?
Che sia necessario aggiornare il sistema sanitario regionale mi pare evidente. Quale azienda può dirsi efficiente se persegue piani industriali vecchi di oltre vent’anni? Negli anni passati la politica regionale non è stata in grado di imprimere il cambiamento necessario, perché riformare vuol dire assumersi la responsabilità di scegliere anche contro gli interessi e le rendite di posizione; per questo do atto all’attuale giunta di aver avuto il coraggio di affrontare un tema così delicato.
Nel merito, reputo che molte questioni toccate dalla riforma siano condivisibili: la necessità di riorientare l’offerta per rispondere meglio ai nuovi bisogni di salute (penso ad esempio alle liste d’attesa, ma anche alle malattie cronico – degenerative legate al progressivo invecchiamento della popolazione che oggi trovano scarsa risposta dalla sanità regionale); l’esigenza che le patologie gravi vengano curate in pochi centri altamente specializzati per garantire a tutti i cittadini maggior sicurezza e qualità; l’urgenza di aumentare l’assistenza a domicilio (penso alla questione delle collaboratrici familiari – le cosiddette badanti – i cui oneri gravano interamente sulle famiglie); la volontà di potenziare la prevenzione, perché la salute va prima di tutto conservata. Vi sono tuttavia alcuni elementi che sono anche fonte di preoccupazioni per i cittadini del Gemonese, che è necessario approfondire meglio. Mi riferisco in particolare al sistema dell’emergenza e alla garanzia di una risposta “salva vita” rapida ed efficiente; alle funzioni e ai servizi che saranno allocati nel Presidio di Gemona; alle aggregazioni tra i medici di base (che sicuramente non potranno trovare tutti sede presso il Presidio di Gemona), la cosiddetta “Casa della salute”, punto qualificante e innovativo, ma proprio per questo delicato e tutto da costruire; ai tempi di attuazione, che dovranno essere ponderati e accompagnati anche da puntuali verifiche di efficacia del nuovo impianto. Su questi aspetti ci siamo mossi in queste settimane, anche con un confronto schietto con la Presidente, l’Assessore alla salute e la Segretaria regionale, e le recenti dichiarazioni della Presidente della Regione, che forniscono già alcune risposte, sono frutto di questo lavoro che non mancheremo di proseguire.
Quali sono questi aspetti indicati dalla Presidente?
Premesso che ritengo sia necessaria una maggiore informazione ai cittadini – a tale proposito abbiamo chiesto alla Regione di farsi parte diligente -, la Presidente ha recentemente dichiarato che il mutato quadro sociale ed epidemiologico e gli indirizzi nazionali (vedi ad es. il recente Patto per la salute) impongono di potenziare la post-acuzie e l’assistenza a domicilio (ad es. il tempo di ricovero per una protesi d’anca in pochi anni si è dimezzato, portandosi a 4 – 5 giorni, ma è necessaria una idonea riabilitazione); in questa logica e con il presupposto che è indispensabile specializzare l’offerta presso il Presidio di Gemona saranno attivi n. 50 posti letto di degenze medicina per malati in fase post acuta o lungodegenza, la riabilitazione in degenza ma anche day hospital, primo esempio in tutta la regione (paziente portato la mattina e dimesso il pomeriggio per fare tutto ciò che serve nella fase riabilitativa), la chirurgia ambulatoriale e in particolare verrebbero concentrati gli interventi di cataratta, tutti gli ambulatori specialistici (cardiologia, oncologia, ginecologia, diabetologia, oculistica, otorino ecc.), il punto primo intervento per accessi su 24 ore, tutta la diagnostica radiologica di base compresa quella senologica e il punto prelievi, nuovi posti letto per stati vegetativi ed RSA, la dialisi, oltre al centro per le cure primarie. L’obiettivo generale è quello di ripartire le risorse complessive per la maggior parte al territorio (55%) e la rimanente alle cure ospedaliere (45%); oggi i rapporti sono invertiti.
Nel Consiglio Comunale dello scorso 30 luglio avete approvato un documento unitario per richiedere delle modifiche alla riforma sanitaria. Quali risultati ha prodotto quel documento unitaria?
Non ne sappiamo molto perché, nonostante l’impegno assunto, il Sindaco non ci ha informati sulle evoluzioni; ad oggi non sappiamo se abbia chiesto e ottenuto un tavolo di confronto con l’Amministrazione Regionale e che risultati abbia prodotto. Mi pare però si proceda più mostrando i muscoli che ricorrendo alla mediazione politica. Questo lo giudico un grave errore.
Quel che comunque è noto a tutti è che la proposta di riforma è stata approvata dalla rappresentanza degli enti locali (Sindaci e Presidenti delle Province), in sede di Consiglio delle Autonomie Locali, lo scorso 7 Agosto: nessun voto contrario e solo 3 astensioni. Hanno votato a favore anche dei comuni di Cividale e Tarvisio, comuni governati dal centro-destra, che, a detta di Urbani, avrebbero dovuto sostenere con Gemona le richieste di modifica della legge di riforma.
Per non parlare poi dei comuni del “Gemonese” che, sempre secondo il Sindaco, avrebbero dovuto essere tutti al “nostro fianco”.
Tutt’altra storia. Di questo chiederemo spiegazioni al Sindaco.
Di che cosa allora, a suo modo di vedere, ha bisogno Gemona?
Come centro-sinistra lo stiamo ripetendo da molto tempo, purtroppo inascoltati: solo con una visione ampia che sappia superare i ristretti confini comunali potremmo davvero produrre quella svolta che il nostro territorio attende da oltre 20 anni. Prima di tutto servono nuovi metodi, e meno “prime donne” che di volta in volta si ergono a salvatori della patria per poi trovare “benstare” in qualche Consiglio di Amministrazione pubblico. Una leadership territoriale si costruisce prima di tutto sull’autorevolezza e la capacità di vedere oltre il proprio mandato elettorale.
E’ necessario elaborare politiche condivise con l’intero Gemonese su alcuni snodi fondamentali: lo sviluppo economico, la valorizzazione del patrimonio ambientale, la mobilità, la scuola, la gestione dei rifiuti, le politiche per la salute (che non sono solo la difesa dell’ospedale). Il progetto della Città dello Sport può essere anche una buona vetrina ma, come abbiamo visto nella vicenda della sanità, non è stato in grado di creare relazioni stabili, un vero “patto d’area” del Gemonese. Purtroppo Gemona è ancora troppo sola!