Politica

In Regione (forse) si cambia.

Dopo la riforma del sistema sanitario, ecco quella degli Enti locali.

L'area vasta della pedemontana

La pedemontana gemonese

Sembra che la Giunta Serracchiani, dopo mesi di “rullaggio”, stia per decollare. Prima la proposta di riforma del sistema sanitario, ora quella dell’organizzazione territoriale degli Enti locali. Sta per iniziare una stagione di riforme? E’ auspicabile, la nostra Regione ne ha bisogno.

E, ovviamente, si è subito innescato il dibattito pubblico. Ed anche questo è un buon segnale se non ci si limiterà a scontri tra barricate, ma si cercherà di approfondire le potenzialità delle innovazioni e se si sarà capaci di arrivare a sintesi più avanzate ed utili a tutti. La scommessa è di quelle serie: su questi temi la nostra Regione ha ampi spazi di manovra, maggiori di quelli a disposizione delle Regioni a statuto ordinario. E’ venuto il momento di smetterla di invocare e difendere la specialità regionale come un diritto acquisito e dimostrare invece di saperla utilizzare al meglio riproponendosi come Regione di punta (è già successo in altre epoche) in quanto a capacità d’innovazione e di buon governo.

Della riforma sanitaria si parla in altre parti della testata. Cominciamo invece a veder quali sono gli elementi più significativi che emergono di primo acchito dalla proposta regionale di riforma degli Enti locali. Il principio fondante è quello di semplificare il sistema. Niente più Province, ma due interlocutori sul territorio: Regione e Comuni.

Ma per ottenere questo risultato è necessario che sia la Regione che i Comuni si adeguino. La Regione deve attrezzarsi con leggi e risorse, come pure con un’organizzazione della propria struttura in grado di reggere la sfida. I Comuni (la maggior parte piccoli e frammentati) debbono essere capaci di garantire una massa critica (dimensione territoriale e popolazione) in grado di interpretare il loro ruolo: da qui la spinta alle fusioni e la proposta avanzata dalla Regione di aggregare i Comuni in 17 ambiti chiamati ASO (Ambiti Sovracomunali Ottimali), che vanno a costituire dei Mandamenti (enti locali dotati di personalità giuridica). Gli ASO proposti corrispondono ai Distretti per i servizi sanitari (vedi cartina).

Copia di distretti_sanitari-ASO

Perimetri delle aree vaste proposte che coincidono con gli attuali Distretti sanitari.

Altri aspetti importanti della proposta sono costituiti dalle funzioni che dovrebbero essere attribuite agli ASO/Mandamenti, dalle caratteristiche della nuova istituzione e dalla sua organizzazione operativa. Ma di questo sarà il caso di fare degli approfondimenti in seguito.

Anche perché il dibattito che si è innescato riguarda ancora prevalentemente la suddivisione territoriale degli ambiti e tra questi uno dei motivi del contendere è proprio il Gemonese, che dovrebbe comprendere anche il Tarvisiano: sia Gemona che Tarvisio su questo hanno qualcosa da dire. Va detto peraltro che nel Disegno di legge è prevista anche la possibilità di attuare gli ASO/Mandamenti (anche in questa occasione i cittadini sono costretti a familiarizzare con nuove sigle…) per sub – ambiti. I meccanismi di funzionamento non sono però ancora chiarissimi: staremo a vedere.

Sembra comunque di cogliere “a pelle” una generale consapevolezza che si sta aprendo una fase di riforma importante del sistema – Regione e c’è la sensazione che ci sia anche la disponibilità a discuterne. Il passaggio è importante perché è evidente di come i vari pezzi (riforma sanitaria, riforma degli Enti Locali,…) si debbano via via legare tra di loro a formare un disegno coerente di ammodernamento della Regione. Non può sfuggire infatti che, ad esempio, una volta riorganizzato il sistema delle autonomie ed affidato (come si prevede nel disegno di legge) ad un nuovo ente sovracomunale il compito del governo del territorio, sarà necessario adeguare anche la materia urbanistica con una legge di riforma.

Ora la cosa importante è che tutti i soggetti interessati interpretino con responsabilità il proprio ruolo, nel rispetto delle competenze di ognuno. Che sia pure un confronto aspro e all’ultimo sangue, ma consapevole che in ballo c’è l’interesse di tutta la comunità regionale.

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