Giulio Ragalzi è stato capogruppo di Gemona nel cuore e assessore nella precedente giunta Urbani; attualmente non ricopre alcun incarico pubblico, né appartiene a uno dei comitati a difesa dell’ospedale.
Chi ha indetto questa manifestazione? E perché è nata l’iniziativa di oggi?
La manifestazione è stata organizzata da semplici cittadini. Non abbiamo intenzione di creare gruppi o comitati. Anche perché nel territorio sono già presenti due comitati che hanno un ruolo ben definito. Quello che ci ha preoccupato e spinto ad agire è l’inerzia da parte dei due comitati.
Secondo lei sono inerti?
No, non sono inerti ma hanno scelto una strategia, quella di informare i gemonesi, che sarebbe corretta se non ci fosse il problema che non ci sono i tempi. Abbiamo tempi troppo stretti. Non abbiamo davanti a noi un anno nel quale informare e coinvolgere i cittadini. A fine settembre la legge è fatta e tutto è deciso. Non possiamo andare in piazza quando l’ospedale è chiuso. Dobbiamo muoverci prima.
Mi sono mosso perché ho percepito il malumore del popolo web, che era anche il mio malumore. Persone scontente di come reagiva Gemona, cioè i politici, i movimenti, la popolazione. Vedere che ci viene sfilato l’ospedale senza che nessuno faccia niente.
Perchè secondo lei il Sindaco, l’amministrazione comunale non si sono mossi?
Il Sindaco sicuramente si è attivato. Soprattutto è stata molto importante l’approvazione all’unanimità dell’ordine del giorno a difesa dell’ospedale. Ho molto apprezzato in questo caso la scelta dell’opposizione. Ma se la popolazione non si muove, la politica cosa vuole che faccia? Siamo noi cittadini che dobbiamo dimostrare di volere una cosa e di non volerne un’altra.
E’ di ieri la notizia che l’amministrazione regionale in una prima fase manterrebbe sulle 24 ore il pronto soccorso degli ospedali “minori”, quindi anche del San Michele.
Anch’io ho letto sul Messaggero Veneto questa dichiarazione della Telesca, ma al momento è solo una dichiarazione, nel testo di legge c’è scritto altro. E in questi mesi sui mezzi di informazione si sono lette troppe volte dichiarazioni dell’amministrazione regionale contraddittorie, spesso a distanza di poche ore.
Scorrendo la sua pagina Facebook i rapporti con la Cicogna non sembrano ottimali.
Ci sono state delle incomprensioni, ma ci tengo ad affermare che noi sosterremo qualsiasi azione che i comitati metteranno in atto a difesa dell’Ospedale. A patto che lo scopo sia quello di mantenere l’Ospedale di Gemona nella sua interezza. Se invece si parlerà di accettare la riconversione perché ci lasciano il pronto soccorso, io non l’accetto, né lo accetteranno tutti quelli che si sono attivati con me.
Quindi non ritenete percorribile una posizione di compromesso?
Io non voglio immaginare a Gemona un Presidio per la salute. Faccio anche fatica a pronunciare la parola presidio. Io, Giulio, non voglio pensare che a Gemona non ci sia una struttura chiamata O-spe-da-le (scandisce). NO distretto sanitario, NO poliambulatori. Non li riconosco e non li riconoscerò mai! Anche se mantengono il pronto soccorso. Quindi continuerò a fare qualcosa, educatamente come oggi, ma senza arrendermi.