Immigrati

Un po’ di India tra il Cuarnan e il Plauris

Una sera di giugno, salgo a Montenars all’Agriturismo al Tulin per intervistare Sing Balvir, indiano del Punjab, regione del nord ovest dell’India. Ho saputo che d’estate lavora in malga Confin sotto il Plauris…

Ben Balvir

Sing Balvir

dove accudisce venti mucche di proprietà di Ennio Colomba, gestore della malga e dell’agriturismo. Tra la Val Venzonassa e Pandori Bawa Dass, il suo paese, ci sono 6.000 chilometri in linea d’aria. Su questa linea immaginaria corre, devo ammetterlo, una pizzico di curiosità, ed è nata così l’idea di un’intervista.

Ma come faccio a riconoscerlo? Un uomo abbastanza giovane si avvicina con in capo il turbante. Ci siamo. Ci sediamo a un tavolo, un rosso io, la birra lui, Ennio in piedi. Dopo i convenevoli inizio l’intervista.
Quando e come mai è arrivato in Friuli?
Sono arrivato otto anni fa, chiamato da alcuni parenti che abitano a Cavazzo e a Cludinico. Ho lavorato per cinque anni in stalla, a Ovaro e ad Ampezzo. Da tre anni lavoro da Ennio a Montenars e, nel periodo estivo, in Malga Confin, dove accudisco le mucche. A ottobre rientro al mio paese, in tempo per il taglio e la raccolta del frumento e dell’orzo. Da noi questi lavori si fanno a mano e in un giorno si raccolgono circa quarantatré quintali di questi cereali.

In Punjab lascia una famiglia sola per molti mesi!
Sì, mia moglie, che si chiama Susi, e le mie due figlie. Siamo in attesa del terzo figlio, che dovrebbe nascere a luglio. Speriamo sia un maschio. Prima del matrimonio ho visto quella che doveva diventare mia moglie solo in fotografia, secondo l’usanza indù. Il giorno del matrimonio abbiamo convenuto che, se non ci fossimo piaciuti frequentandoci, di comune accordo ci saremmo lasciati. Ma così non è stato, siamo stati bene insieme.

E non è preoccupato, così distante…? 
No, i miei due fratelli, uno ferroviere che abita a quaranta chilometri di distanza e l’altro poliziotto, vengono ad abitare temporaneamente a casa mia. In questo modo mia moglie non è sola.

Come si trova in Italia?
Mi trovo molto bene da Ennio. Ho la responsabilità della conduzione della stalla.
Ennio interviene: “Sì, a je vere, ta stale al viôt di dut lui.” E aggiunge per significare le buone relazioni con Balvir: “Al è un di famee. La sere lu spetìn che al finissi ta stale par podê mangjâ ducj insieme”

E’ vero che gli indiani considerano le mucche animali speciali?
In Punjab le mucche sono sacre e noi non mangiamo la loro carne. La mucca è fonte di vita, sostituisce il latte materno quando questo viene a mancare. Ogni giorno prima di mungere io prego Krishna, la divinità più popolare in India, che è la protettrice delle mucche.
Aggiungo questa nota sul tema ripresa da Internet: “La sacralità dei bovini è strettamente connessa con la dottrina della reincarnazione. Secondo questa dottrina le anime devono attraversare una lunga catena di trasmigrazioni da una specie animale all’altra e l’ultimo gradino prima di arrivare a reincarnarsi nell’uomo è rappresentato proprio dalle vacche. Ma le motivazioni del divieto di macellare i bovini e di cibarsi della loro carne sono più profonde e affondano le radici in tempi più remoti. Le ragioni di questo tabù risiedono nella grande importanza assunta dai bovini nel mantenimento della popolazione indiana, la quale ha un’alta densità demografica”.

Vi sentite durante i mesi invernali?
Con difficoltà, perché nel mio paese la corrente elettrica va e viene. In ogni caso, quando riesco telefono, soprattutto in occasione dei parti delle mucche.

Racconti ai lettori di P&M una giornata tipo in malga Confin.
Mi alzo alle 4.30 e bevo una tazza di caffè. Alle 5.30 sono in stalla per la mungitura e vi rimango fino alle 7. Esco con le mucche al pascolo fino a mezzogiorno. Pranzo e alle 14.30 sono di nuovo al pascolo. Alle 16.30 – 17.00 sono in stalla per la seconda mungitura. Alle 19.30 apro la stalla e vado a cena.
Ennio aggiunge che, se alla sera manca una mucca, Balvir non si dà pace finché non la ritrova. E poi ha un occhio clinico, le conosce bene, si accorge subito quando hanno dei problemi.

Anche in malga Cuarnàn c’è un indiano del Punjab, lo conosce?
Sì, è un mio amico, l’ho fatto venire io. In India abita a pochi chilometri di distanza dal mio paese.

Insomma un po’ di India tra i monti “dicà” e “dilà” dal Cjampòn.
Si è fatta sera. Ci salutiamo. Una piacevole sensazione di serenità mi pervade.

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