1. Slow food: terzo appuntamento con il Mercato della Terra a Gemona del Friuli. L’iniziativa, promossa da Slow Food con la Condotta “Gianni Cosetti”, Ecomuseo delle Acque e Pro Glemona, si è svolta c/o la loggia di Palazzo Boton. Un mercato dentro il mercato. Esposti diversi prodotti: verdura fresca appena colta, conserve, marmellate, sciroppi e miele, uova e i prodotti presidiati da Slow Food: il formaggio delle latterie turnarie di Buja e Campolessi, il pestât di Fagagna, i fiori d’aglio di Resia, il pan di sorc ,…
Con il Mercato della Terra gli organizzatori si propongono di incentivare la conoscenza delle produzioni di eccellenza spesso sconosciute al consumatore, dare la possibilità ai piccoli agricoltori e trasformatori artigianali, quelli che fanno più fatica a confrontarsi con il circuito della grande distribuzione, di presentare i propri prodotti, in una cornice di scambio e conoscenza dove l’acquisto ritorni ad essere un atto educativo, una scelta consapevole del cibo che si vuole portare in tavola.
I Mercati della Terra di Slow Food vengono gestiti dai produttori e dai rappresentanti della comunità locale, sono luoghi di incontro dove produttori e consumatori possono dialogare, scambiarsi consigli e ricette, sono punti di riferimento che preservano la cultura alimentare delle comunità locali e contribuiscono a difendere la biodiversità.
Presente anche l’azienda sanitaria (progetto SIRIO) con i prodotti di orto freschi, ottenuti mediante l’inserimento lavorativo di persone con disabilità; le coltivazioni bio, vengono effettuate su un terreno di circa un ettaro (fondo Pecol) concesso in comodato gratuito dal Comune. Obiettivo dell’esperienza è la miglior collocazione occupazionale possibile di queste persone. E’ un esempio di agricoltura sociale che integra le politiche di welfare in modo non assistenziale mediante pratiche sostenibili.
2. Slow medicine, fare di più non significa fare meglio. Il seminario è stato patrocinato dal Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia e da Federsanità ANCI e si è svolto svoltosi presso l’auditorium della regione. Si è proposto di analizzare il sistema sanitario locale (ma non solo) con un’ottica “slow“.
Slow Medicine, è una filosofia di approccio alla salute e una rete di professionisti e di cittadini che si riconosce in una Medicina Sobria, Rispettosa e Giusta. Ha lanciato in Italia, nel dicembre 2012, il progetto “FARE DI PIÙ NON SIGNIFICA FARE MEGLIO”: il presupposto è che la spinta all’utilizzo appropriato e senza sprechi delle risorse disponibili non possa che partire da una assunzione di responsabilità da parte dei professionisti della salute e in primo luogo dei medici, in alleanza con pazienti e cittadini.
Lo scopo del progetto è di migliorare la qualità e la sicurezza dei servizi sanitari attraverso la riduzione di pratiche (esami diagnostici e trattamenti) che, secondo le conoscenze scientifiche disponibili, non apportano benefici significativi ai pazienti ai quali sono generalmente prescritte, ma possono, al contrario, esporli a rischi. Attraverso il progetto, tramite la riduzione degli sprechi, ci si può attendere un uso più appropriato e più equo delle risorse disponibili e una maggiore sostenibilità economica e ambientale dei servizi sanitari. Oltre agli esperti sono intervenute molte associazioni regionali.
Un dato per concludere: negli USA si valuta che l’ammontare delle prestazioni che sono inefficaci e di conseguenza rappresentano uno spreco corrisponda ad almeno il 30% della spesa sanitaria; una stima analoga appare molto verosimile anche per l’ Italia visti i dati di sovrautilizzo che emergono in molti settori.