La proprietà collettiva si può definire come “un altro modo di possedere” rispetto alle forme proprietarie più note. La gestione attiva delle proprietà collettive può essere oggi una delle risposte alla crisi e rappresenta una potenzialità importante, per la costruzione di quell’economia equa, che valorizza e non sfrutta le risorse del territorio, che non è orientata solo ed esclusivamente al profitto in un’ottica di equità intergenerazionale e di rinnovabilità delle risorse.
Nel solo Friuli esistono 46 Comuni in cui è accertata ufficialmente l’esistenza di Beni comuni tradizionali, ma fra di essi sono ancora una piccola minoranza quelli in cui opera un Comitato regolarmente costituito per la loro amministrazione a vantaggio della comunità locale. In altri 93 Comuni friulani – a oltre 85 anni dalla promulgazione dalla legge del 1927 che le impone – si attende ancora la definizione delle operazioni di accertamento dei diritti collettivi sulle Terre comuni. La verifica e il riconoscimento dei diritti di proprietà sulle Terre comuni, è la condizione primaria per una gestione condivisa del territorio e delle risorse naturali.
La crisi degli ultimi anni ha fatto riemergere l’importanza del settore economico primario (agricoltura, allevamento e silvicoltura) e delle attività connesse (filiere commerciali corte, valorizzazione dei prodotti locali, ecc). Alcune esperienze in atto nella gestione delle proprietà collettive dimostrano la loro potenzialità che resta oggi ancora in larga parte inespressa.
Ad esempio Terra e comunità si intrecciano nella storia di un piccolo paesino nel Comune di Mereto di Tomba: San Marco. I cinque ettari di proprietà collettiva sono coltivati in rotazione a frumento e ad erba medica e sono lavorati secondo i principi dell’agricoltura biologica. La grande scommessa di creare una piccola filiera locale della farina e del pane si è resa possibile grazie al coinvolgimento di soggettivi attivi sul territorio che hanno deciso di impegnarsi in questo importante progetto. Ad oggi, la farina di San viene macinata a Codroipo in uno dei pochi mulini che ancora effettua la molitura a pietra, successivamente lavorata dal panificio di Mereto di Tomba, che produce una volta a settimana il pane di San Marco ed altri trasformati quali biscotti e grissini. Gli stessi prodotti sono in vendita in una decina di piccole botteghe della zona.
Se ne parlerà a Gemona venerdì 24 ottobre alle 17.30 presso l’auditorio San Michele in occasione del convegno “Oltre la crisi politica ed economica” organizzato da CeVI, Pense&Maravee, Coordinamento regionale della Proprietà collettiva e Comitato frazionale per la gestione dei Beni civici di San Marco.
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