Una piccola nuvola di fumo si sparge per la stanza dagli intonaci bianchi che riflettono la luce, come altro non potrebbe essere nella casa di un pittore. Seduto scomposto su una poltrona suggestiva quanto antica, c’è il poeta Leonardo Zanier che dopo un colpo di tosse si riprende e mi chiede:
«dove eravamo rimasti?»
Eravamo rimasti a parlare dell’albergo diffuso di Comeglians, eravamo rimasti ad evocarne la nascita in un momento difficile come quello del dopo terremoto.
Eravamo rimasti a discutere su come una grande idea, ora sia diventata così popolare e diffusa in tutt’Italia.
Porcia, casa del pittore Marco Casolo, grande amico di Zanier che lo ospita prima che riparta per Milano.
Siamo seduti nel suo salotto dove alla mia destra regna indisturbata una chaise loungue giapponese bianca e moderna, sulla sinistra appeso al muro uno dei lavori di Casolo.
Leonardo Zanier continua a fumare indisturbato mentre Jacqueline moglie di Casolo, cucina il risotto nella stanza accanto ed Andrea Crozzoli di Cinemazero, ci fa le foto. Un giovedì come tanti.
«L’idea dell’albergo diffuso è nata circa nel 1978, a quel tempo lavoravo a Roma, con la CGIL mi occupavo per la Comunità Europea (che all’epoca si chiamava comunità Economica Europea) di ambiti inerenti alla marginalità, alla povertà e allo sviluppo locale e seguivo o inventavo, progetti per lo sviluppo locale. Così insieme agli studenti abbiamo iniziato a sviluppare un progetto sul tema e abbiamo ricevuto dei soldi dalla C.E per lo sviluppo locale, non ricordo la cifra ma non erano molti… Grazie a questo contributo i ragazzi di Comeglians, e di altri paesi della Carnia hanno avuto la possibilità di andare in giro per le regioni a vedere che cosa facevano gli altri per contrastare la povertà delle zone e incentivare lo sviluppo locale e il turismo… Poi quando i ragazzi sono tornati, il loro obbiettivo era quello di capire quale fossero le risorse locali da sfruttare. Una delle prime cose che fecero nei due paesi di Povolaro e Maranzanis fu quella di misurare i mq delle case, stalle e degli spazi vuoti (o quasi) e dividere il mq per i residenti. Il risultato fu che ogni residente avrebbe avuto (ipoteticamente) a disposizione circa 400mq, una cosa del tutto assurda! Scoprono così che la più grande ricchezza e il vuoto, e che se lo riempi qualcosa deve pur succedere… E come lo riempi? Con un progetto che porti nei luoghi, turismo di qualità, gente che viene per capire cosa c’è ancora di storia, di bellezza, da poter salvare e vedere.»
Poi Zanier mi spiega che uno dei passi successivi che furono fatti, fu quello di invitare un famoso professore di architettura che insegnava presso il Politecnico di Zurigo, insieme ai suoi assistenti e agli studenti, affinché presentassero delle proposte. Una delle cose più interessanti che ne emerse è che tutto il vuoto che c’era doveva essere utilizzato più dai residenti, che lo subivano invece che usarlo, più che dagli altri. Altra cosa che fecero, fu quella di chiedere dei fondi al Ministero del Lavoro per avere dei borsisti, arrivarono così un sociologo e un futuro architetto (Carlo Toson, ora famoso architetto di Udine) e da lì a poco nacque la dicitura vera e propria di ‘Albergo Diffuso’ che come obbiettivo si prefiggeva di restaurare ciò che c’era di interessante dentro i nuclei storici e di realizzare il vero e proprio albergo diffuso.
Dall’idea di partenza però passarono circa 20 anni per arrivare alla realizzazione del progetto, perché quelli che per primi aderirono, non furono i residenti di allora, quanto gli ‘immigrati’ coloro che avevano negli anni acquistato una casa nei borghi. Nella prima ‘prova’ infatti dell’albergo diffuso, furono sette coloro che aderirono, un solo residente e sei immigrati, con l’accordo di restaurare le loro case per ospitare i turisti.
Il progetto va avanti fino a pochi anni prima del 2000 quando arrivano i contributi più sostanziosi della C. E, che coprivano circa la metà degli interventi di ristrutturazione delle case. A marzo del 2000 finalmente il progetto apre i battenti e negli anni si crea quel minimo di lavoro per far funzionare l’albergo diffuso.
Ora ce ne sono quasi una decina solo in Regione per non parlare della sua presenza a livello nazionale. Il problema dell’aspetto demografico risulta ancora oggi primario, dopo la diffusione del progetto, il mercato immobiliare (di stampo turistico per le vacanze) ha avuto un boom in queste zone, edifici che sono stati ‘tolti’ all’albergo diffuso perché la cooperativa che tutt’ora la gestisce non aveva e non ha, la possibilità di acquistarle le case ma solo di gestirle.
Il progetto iniziale, di salvaguardia del territorio rurale/storico ha avuto modificazioni negli anni perdendo un po’ il suo l’ideale, per strada. Molte delle case oggi presenti a Comeglians sono di proprietà di persone decedute e la maggior parte dei figli non sono interessati a possedere una casa in queste zone e quindi cercano di venderle.
Maranzanis come Povolaro e Tualis vivono un vero e proprio disastro demografico che le cattive condizioni economiche d’oggi e la crisi, di certo non migliorano.
Jacqueline interrompe perentoria la nostra chiacchierata annunciandoci che il pranzo è pronto. Zanier si alza a fatica a causa della sua schiena malandata e ci avviamo al tavolo. Parliamo del più e del meno davanti ad un bicchiere di vino mentre Zanier ci intrattiene con il suo piglio sarcastico quanto sagace. Gli occhi vispi e furbi trasmettono tutto il suo animo irriverente mentre, dopo l’ennesima sigaretta, ci racconta di come suo figlio abbia abitato per diverso tempo a Maranzanis allevando pecore e vivendo di poco, nel borgo. Il suo sguardo si fa ancora più divertito quando ci dice che i carabinieri lo arrestarono per aver trovato delle piantagioni sospette tra le sue coltivazioni, che lui aveva giustificato dicendo che l’hashish non lo usava lui ma bensì lo dava alle pecore per aiutarle a partorire!
In mezzo ai nostri discorsi di cinema e letteratura, seduti al tavolo da pranzo, riporto una barzelletta raccontataci da Zanier che ben riassume il suo animo goliardico e migrante. Poeta che si sposta tra Milano, Zurigo e il Ticino, come se non avesse meta, ma padrone di ogni luogo.
Due bernesi sono seduti ad un tavolo (ma potrebbero essere due carnici come due napoletani) e bevono un bicchiere di vino. Uno fa all’altro: “E’ bello il Natale!” l’altro con assoluta calma gli risponde: “Sì, ma è bello anche fare l’amore”. E l’amico allora gli dice: “ Sì, ma Natale, viene prima!”
Leonardo Zanier foto di Andrea Crozzoli