Corre la voce che i profughi arrivino anche a Gemona, la capitale del terremoto. Sono i primi e poi solo a Gemona? No, sono già presenti in 80 comuni della Regione. Il Sindaco ha indetto una riunione, invitando le autorità competenti, Prefettura, Questura, Regione e Croce Rossa ad informare gli abitanti e a provvedere al meglio l’accoglienza, ricordando contestualmente il dovere di solidarietà e il bisogno di sicurezza. La sala del Circolo è stracolma e così pure la tettoia il cortile antistante l’ingresso. I rappresentanti istituzionali presenti informano sul fenomeno epocale in atto, parlano di una immigrazione che interessa contemporaneamente provenienze sia dall’Africa che dall’Asia e che la nostra Regione è coinvolta marginalmente dal transito di afgani e pachistani che cercano di raggiungere il nord Europa. La logica che ha informato la gestione è stata quella di evitare le concentrazioni. Il questore ricorda che questi flussi sono soggetti al controllo delle pubbliche autorità e che finora non ci sono stati problemi. Si affrontano poi aspetti più concreti e organizzativi.
Interventi del pubblico in sala.
- Un signore chiede che subito dopo l’arrivo dei profughi il comitato di borgata e le pubbliche autorità, compreso le forze dell’ordine, incontrino questi giovani, ci si guardi negli occhi, si conoscano le loro storie e si stipuli simbolicamente un contratto di accoglienza, in cui si ricordi agli ospiti diritti e doveri; la borgata sarà accogliente e vigile al contempo. Alla fine di ogni mese propone di fare il punto della situazione e chide che chi non sta alle regole venga immediatamente
- Una signora propone che gli ospiti durante la giornata siano fatti lavorare e inizia a sciorinare un elenco di attività che potrebbero rendere Godo e il territorio circostante più accogliente. Il Sindaco prende debita nota e si impegna, col supporto della Regione a verificarne la fattibilità.
- Un signore anziano ricorda la sua storia di emigrante, ma non riesce a concludere perché al ricordo si commuove
- Un componente del comitato di borgata vuole conoscere gli aspetti economici dell’accoglienza; chiede che tutto sia fatto con la massima trasparenza e che nessuno, e lo ripete due volte, nessuno approfitti della situazione
- Un rappresentante delle associazioni dichiara la disponibilità, dopo la prima fase di ambientamento, ad incontrare gli ospiti e magari organizzare degli incontri, anche di carattere sportivo e chiede la presenza di un mediatore culturale
- Un signore, abbastanza corpulento, emozionato nel parlare, informa che era contrario all’ospitalità; però dopo aver sentito gli interventi del Sindaco e dei suoi compaesani è più possibilista e conclude , forse in un momento di ritrovato orgoglio, che non saranno certo 18 giovani a spaventare una borgata che ha affrontato ben altre emergenze
- Un sacerdote ricorda gli interventi del Papa sul tema dell’immigrazione
Ma è andata effettivamente così?
No, questo era un film. In realtà è prevalsa la paura, il non sentirsi una comunità unita e forte, ma debole e insicura, facile preda di coloro che per tornaconto, vogliono chiudere le porte, anzi gli spifferi, al mondo. Tutto questo di fronte a un’ orda di centinaia di immigrati assatanati? No, a 18 persone, per lo più giovani, gestite in loco dalla Croce Rossa.
Mi ricordo le riunioni in Godo dopo il terremoto. Ben altra emergenza era quella, ben altre tempre erano però presenti. Il Friul al ringrazie e a nol dismentee. Quel Friuli non c’è più.
Chissà cosa avrebbe pensato Pasolini o David Maria Turoldo se ieri sera, 1 giugno, si fossero materializzati in sala…
Puâr friûl, fuarce friûl.
Io c’ero. E’ stata una serata davvero brutta. Non mi aspettavo che tanto odio emergesse dagli interventi. Capisco la preoccupazione della gente e la necessità di sicurezza ma tutto quell”astio… è davvero troppo… E poi certi politici che sfruttano la paura della gente per fini elettorali, una cosa vergognosa!