Erano gli anni cinquanta. Eliseo Forgiarini, primo autista di camion della ditta Copetti, girando con il mezzo ebbe la possibilità di vedere molte più cose di un lavoratore “stanziale”. Sicuramente scoprì l’esistenza anche dei primi campeggi. Si sa, l’idea di queste strane aggregazioni di tende, nasce in Gran Bretagna all’inizio del 1900, grazie alla formazione delle prime associazioni di campeggiatori che amavano passare il loro tempo a contatto con la natura. Eliseo ne rimase sicuramente colpito al punto che un’ idea ardita per quei tempi, si insinuò nella sua mente: realizzare un campeggio a Gemona. Smise di fare il camionista e cominciò con l’aprire nel 1955 l’osteria “Ai Pioppi” . Erano i tempi in cui un bicchiere di rosso costava 20 lire (un centesimo di €) e uno di bianco 25. Quest’ultimo destinato alla fascia con maggiori disponibilità economiche della clientela.
Ma per il campeggio occorrevano più risorse di quanto potesse disporre.
Chiese allora aiuto ad Antonio Antonelli che, in qualità di presidente della Pro Glemona, poteva essere interessato al progetto. L’insistenza di Eliseo, trasformò l’iniziale perplessità del presidente in disponibilità. L’aiuto arrivò sotto forma di pagamento anticipato dei costi dell’intervento necessario per allestire l’area, che ammontarono a lire 324.966, con l’impegno di restituirli una volta avviata l’attività. Il tutto sugellato sulla parola. La superficie destinata alle piazzole inizialmente era di 800 mq; i servizi consistevano in tre lavandini, una doccia, un gabinetto per gli uomini e uno per le donne.
Quasi contemporaneamente la Pro Glemona diede lo stesso aiuto anche per la realizzazione di un altro camping denominato poi “Alba Serena” situato presso il distributore Esso lungo la statale. E li promosse entrambi.
Successivamente, negli anni sessanta, è stato aperto un camping anche ad Ospedaletto dove ora si trova l’asilo e anni dopo uno anche a Venzone presso l’albergo Mirafiori. Oggi è rimasto attivo solo il camping ai Pioppi che tutto sommato era il plui fur di man (il più defilato) e prossimo peraltro alla discarica dei rifiuti di Gemona in località Tira a Segno (tal riûl).
A proposito di quest’ultima nota si ricorda che all’epoca gli operai del comune scavavano le buche e le riempivano di rifiuti che venivano successivamente ricoperti con materiale inerte; c’era anche chi frugava tra i rifiuti alla ricerca di qualcosa di utile per sé e commestibile per gli animali domestici e chi li bruciava per allontanare o ridurre la popolazione dei topi. Negli anni ’72 o ’73 ci fu una protesta della popolazione che manifestò contro la discarica e allestì un presidio in una tenda. Il sindaco di allora, Edoardo Disetti, si convinse a chiuderla. Insomma una “terra dei fuochi in miniatura”. Ma il campeggio che pur veniva investito dagli odori non si piegò. In occasione della chiusura della discarica il borgo dai Gois istitui la fieste das pantianis, il primo anno nel luogo del blocco di accesso alla discarica e successivamente venne trasferita nella vecchia fornace dei Copetti sotto il Monte Chiamparis. Tempi ruggenti. Nel 72 così, nel 74 la protesta contro il casello dell’autostrada a Campolessi.
Dopo il terremoto, accanto al campeggio fu montata la più grande baraccopoli di Gemona, forse d’Italia, quella del Tirasegno. Il centro storico in trasferta.
Oggi tutto questo l’abbiamo lasciato alle spalle. L’area del campeggio nel frattempo è stata ampliata fino ad occupare un ettaro ed è stata arricchita di nuovi servizi. “Un pezzo alla volta, quando c’erano i soldi” mi confida Lucio, figlio di Eliseo ed Erminia, che ha preso in carico la gestione dopo la morte del padre. E prosegue “Il silenzio del luogo, la gestione famigliare e il passaparola, sono i punti di forza dell’attività” E ricorda divertito alcuni aneddoti di fatti successi “tra le tende”.
Alla fine degli anni cinquanta i primi clienti furono i tedeschi e gli austriaci. Probabilmente qualcuno di loro aveva già percorso in armi il tragitto da e verso il confine. Alcuni dormivano in macchina, coprendo i vetri con le coperte per proteggersi dalla luce e garantirsi un po’ di privacy, altri preferivano le tende. Solo successivamente arrivarono le roulotte e molto più tardi i camper. Oggi si fermano anche i ciclisti.
Tra i primi clienti Lucio ricorda la famiglia Rader di Monaco. Era l’estate del 1959. Senza meta prefissata la coppia era arrivata in bicicletta fino al confine. Decise poi di fare ancora un pezzo di strada e poi un altro ancora fino a che sono capitati per caso di fronte all’osteria e al campeggio ai Pioppi appena aperto. Si sono fermati, è nata un’ amicizia e da allora sono ritornati sempre, ogni anno, fino in tarda età. Conoscevano tutti i clienti del bar. “Mi hanno invitato a Monaco alcuni anni d’estate per imparare il tedesco” racconta Lucio “e loro stando con noi avevano imparato il friulano”. Adesso arrivano i figli. “Ricordo una coppia di danesi che si fermarono nel campeggio 3 anni fa e che guardando le vecchie foto appese al muro del bar, riconobbe dopo 60 anni la macchina di uno dei propri genitori. E’ stata una emozione”. E per finire mi racconta di una coppia che si conobbe qui al campeggio: lei una francese e lui un meridionale; sono ritornati dopo 45 anni sul luogo del “delitto”. Chiude con un ricordo personale. “Dopo 5 anni di fidanzamento io e Rosanna Casani fissammo la data per il matrimonio, decidemmo per l’8 maggio del 1976. La preparazione al matrimonio si fece in canonica con don Trigatti. Ll’ultimo incontro era previsto il giovedì del 6 maggio proprio all’ora del terremoto. Decidemmo di non andare. Ci sentivamo preparati a sufficienza. E questo ci salvò certamente la vita.
Il fidanzamento si prolungò ancora un po’ e Il matrimonio venne celebrato il primo giugno. Fu il primo matrimonio post sisma. E adesso ….? Adesso incalza la terza generazione con Sonia e Daniele.
Perché abbiamo deciso di raccontare questa storia? Perché si tratta di un’idea innovativa per quei tempi. La mettiamo idealmente insieme ai racconti di giovani gemonesi che oggi tentano strade diverse dal consueto.
Mandi Sandro (bestie)
A lé simpri interessan par mantigni vif la memorie dai fâs che a ian fat la gnestre Glemone !!!
I ammiri la tô passion che tu dedichis a ches intars!!!
Grasie tant
Mandi Franco stablin