Ambiente

LAGO DI CAVAZZO: UN NUOVO IMPIANTO A SOMPLAGO

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E’ stato autorizzato, alla SIOT TAL, un impianto di cogenerazione a Somplago, in prossimità del Lago. Ma chi è la SIOT, in cosa consiste il progetto, quali sono gli impatti, in particolare a Somplago. Sono impianti utili alla transizione energetica? Cerco, nelle note che seguono, di rispondere a questi legittimi interrogativi.

La Società proponente

La S.I.O.T.   TAL  Società Italiana per l’Oleodotto Transalpino, è partecipata da alcune delle majors del settore petrolifero: OMV, Shell, Rosneft, ENI, C-BLUE B.V. (Gunvor), ExxonMobil, Mero, Phillips 66/Jet Tankstellen e Total. L’oleodotto trasporta  circa 37 milioni di tonnellate di greggio in un anno. Corrispondono a circa 1 milione di autobotti autoarticolate a 5 assi per trasportarlo su strada, circa 4.000 al giorno.  

Il progetto

La società ha presentato alla Regione F.V.G. quattro domande per la realizzazione di centrali a metano per la produzione di energia elettrica. L’elettricità prodotta dai nuovi impianti alimenterebbe le pompe che nei comuni di San Dorligo della Valle, Reana, Cavazzo e Paluzza spingono il greggio da Trieste all’Austria e successivamente in Germania e Cechia con ulteriori pompe oltre confine. Oggi l’energia necessaria è prelevata dalla rete elettrica nazionale che per il 38% è prodotta da fonti rinnovabili. SIOT afferma che questi nuovi sistemi di cogenerazione, alimentati con gas naturale, recupereranno energia termica dai gas di scarico caldi e dal sistema di raffreddamento dei motori da installare,  la utilizzeranno per riscaldare il greggio trasportato. In questo modo, sempre secondo SIOT, la viscosità del greggio si riduce, quindi diventa più fluido, scorre “meglio” nel tubo e in definitiva l’energia complessiva richiesta per trasportarlo si ridurrebbe.

I consumi attuali e previsti:

Una sola stazione di pompaggio come quella di Somplago o Paluzza-Cercivento, oggi, consuma una quantità di energia pari ad oltre il 75% (più di ¾ ) del consumo elettrico del settore residenziale e domestico, quindi escluse le industrie, di tutti e 29 i comuni della Carnia messi assieme.

Il progetto precede che le 4 stazioni consumino complessivamente oltre 50.000.000 mc/anno di gas naturale. Tale importo è paragonabile al consumo di circa 40.000 famiglie di 4 persone.

L’impatto ambientale:

Si stima che le 4 centrali producano almeno 86.000 tonn. di CO2 (in barba al riscaldamento globale!) più quantità notevolissime di sostanze inquinanti quali gli ossidi di azoto  (nocivi e precursri delle polveri sottili secondarie), ossidi di carbonio e anidride carbonica. Naturalmente l’inquinamento cumula con altre fonti emissive e i fenomeni possono venire accentuati in condizioni di inversione termica.

Il progetto migliora l’efficienza energetica?

Secondo una relazione della nostra Agenzia Regionale per l’Energia (APE), richiesta dal comune di Paluzza, il progetto non determina  affatto un efficientamento energetico, al contrario di quanto affermato da SIOT. Tali conclusioni sono supportate anche da ulteriori 4 relazioni tecniche redatte ognuna indipendentemente, autonomamente e addirittura con metodi di calcolo diversi da 2 ingegneri esperti e da 2 docenti rispettivamente dell’Università di Trieste e Udine. Certo non tutti i dati sono disponibili nei documenti progettuali, per cui le valutazioni fatte poggiano anche su degli assunti desunti dalla letteratura tecnica. In tutto questo la Regione non si è fatta parte attiva nella richiesta di dati e in una autonoma valutazione su quanto dichiarata da SIOT nei progetti: cogenerazione ad alto rendimento.  

Il tavolo tecnico sul progetto

Finalmente, dopo lunghissimi sforzi, si è tenuto in Regione un incontro richiesto dal Consiglio Regionale, sindaci coinvolti e associazioni  al quale hanno potuto partecipare SIOT, i Sindaci dei 4 comuni, i comitati che si oppongono alle opere (Alto Bût, Pro Lago dei 3 comuni, Salviamo il Lago dei Tre Comuni, Fridays for future Carnia, Tutela Acque del Bacino Montano del Tagliamento, Difesa e Valorizzazione del Lago dei 3 Comuni, il Movimento per la Difesa del Cittadino) e  Legambiente. In quella sede è stata avanzata la richiesta di bloccare le tre autorizzazioni già concesse e di sospendere l’iter autorizzativo per il sito di Paluzza. Sono state rappresentate diverse anomalie ritenute presenti nel processo autorizzativo sia dal punto di vista formale (per altro già in parte contenute in un ricorso al TAR del comune di Cavazzo) sia, soprattutto politico rispetto alla coerenza delle al processo di transizione energetica.. Infatti secondo Legambiente questo progetto va in direzione contraria al processo di  decarbonizzazione voluto dagli accordi di Parigi e dal Green Deal europeo. La Regione si è limitata a nascondersi dietro la foglia di fico del rispetto delle procedure ed ha solo promesso un ulteriore incontro fra SIOT e APE per dirimere alcuni aspetti ingegneristici.

Interessi economici nella sostituzione dell’energia elettrica con il metano nel funzionamento delle pompe. L’interesse è duplice:
– ottenere un  contributo pubblico (certificati bianchi), previsti dalla norma per chi fa produzione di energia mediante il sistema di Cogenerazione ad Alto rendimento (CAR). La relazione di APE e degli esperti sembra negare che il rendimento dichiarato ci sia
– l’acquisto del metano a prezzi di favore, essendo i proprietari di S.I.O.T. multinazionali del petrolio

E duole proprio il cuore a vedere come la popolazione dei territori coinvolti  assiste passiva a chi le sta propinando, per il proprio tornaconto, questi progetti  scambiandoli  come azioni positive per l’ambiente e scaricando i costi economici (certificati bianchi) e ambientali sui cittadini. E’ proprio il caso di dire “cornuti e mazziati”.

Per concludere, oltre le considerazioni esposte sopra,  non possiamo non richiamare che l’impianto di  Somplago, in prossimità del lago di Cavazzo, si inserisce in un territorio che ha già subito pesanti impatti nel tempo quali l’oleodotto in questione, l’autostrada e la centrale idroelettrica della SADE. Quest’ultima utilizza il lago come scarico delle acque turbinate, prelevate nell’alto bacino del Tagliamento,  e che trasportando dopo eventi di pioggia materiali  fini (limi e argille) stanno  rendendo sterile il fondo del Lago.

Per chi volesse approfondire può scaricare il  documento, redatto da Legambiente in occasione dell’incontro in Regione.

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