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L’illegalità ambientale in Regione

L’illegalità ambientale in Friuli Venezia Giulia. Dati estratti dal Rapporto Ecomafia di Legambiente: reati contro la fauna, il ciclo del cemento e lo smaltimento illecito dei rifiuti

Legambiente dal 1994 pubblica il dossier sui reati ambientali in Italia, introducendo sempre nello stesso dossier il neologismo “ecomafia”, termine ormai entrato nel lessico quotidiano. Nel dossier vengono analizzati  i dati frutto dell’intensa attività svolta da forze dell’ordine, Capitanerie di porto, magistratura, insieme al lavoro del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente e dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli.
Ci siamo posti una domanda retorica: la nostra Regione è esente da tali fenomeni? Purtroppo no, sia per quanto riguarda illeciti “domestici” commessi da singoli individui sia  da organizzazioni criminali, favorite anche dalla posizione della nostra Regione, aperta alla rotta balcanica. Riportiamo un quadro di sintesi del fenomeno e alcuni casi.

I dati sulle illegalità ambientali

Il 2019 è stato l’anno record per l’illegalità ambientale in Friuli: con 504 reati accertati dalle forze dell’ordine e dalle capitanerie di porto si è toccato il punto più alto degli ultimi 3 anni, con una crescita del 35,4% rispetto al 2018. Sempre nel 2019 sono state 345 le persone denunciate, 203 i sequestri effettuati, 8 le ordinanze di custodia cautelare eseguite (anche in questo caso si tratta della prima volta che viene emesso questo tipo di provvedimento nel triennio 2017-20919), di cui 4 per reati relativi al ciclo illegale di rifiuti e 4 per quelli contro la fauna. La Procura distrettuale antimafia segnalava che le 3 indagini seguite nel 2018 sono diventate 14 nel 2019 e ben 7 nel 2020 in pieno lockdown. Ma vediamo nel dettaglio e qualche caso.

 Illeciti 2019numeroPersone denunciateSequestri 
operati
Arresti%
FAUNA234164127446%
CEMENTO154   31%
RIFIUTI1168346423%
 5042471738 

Reati contro la fauna. Proprio i reati contro la fauna sono quelli che fanno registrare i numeri più significativi, con 234 illeciti accertati, 164 persone denunciate, 127 sequestri e 4 arresti. Le fasce prealpine del Friuli Venezia Giulia, non a caso, sono tra quelle inserite nei “black-spot” segnalati da Legambiente nel suo rapporto, per la cattura di nidiacei e adulti di migliaia di piccoli passeriformi. Proprio nel 2020 un’importante operazione partita dall’Umbria grazie al lavoro svolto dalla Sezione operativa antibracconaggio e reati contro gli animali dell’Arma dei carabinieri (Raggruppamento Cites), ma estesa in tutta Italia, denominata “Lord of the rings”, ha avuto importanti sviluppi anche in Friuli. Non solo. Siamo terra di passaggio per il traffico di animali da affezione. Nel luglio del 2020, il nucleo operativo per l’attività di vigilanza ambientale del corpo forestale regionale in collaborazione con la polizia stradale di Palmanova ed il supporto e coordinamento del centro operativo autostradale di Udine, ha portato a termine una importante azione di contrasto al traffico illecito di cani provenienti dall’Ungheria e diretti al mercato italiano.  Purtroppo una goccia nel mare rispetto al traffico in ingresso, comprensivo anche di cani da combattimento per il settore delle scommesse clandestine, spesso gestiti dalla criminalità organizzata

Illeciti relativi al ciclo del cemento: un vero e proprio balzo in avanti degli illeciti riscontrati: ben 154, più che raddoppiati rispetto ai 75 accertati nel 2018. Non solo abusi edilizi, dove peraltro la Regione è la  più virtuose in Italia, assieme al Trentino, con 4 strutture abusive su 100 autorizzate (CRESME 2018). Già nel 2016 il  presidente vicario della Corte d appello di Trieste Alberto Da Rin ha  denunciato durante il suo intervento di apertura dell’anno giudiziario, che è ormai radicata nel monfalconese la presenza di soggetti legati alla criminalità della Calabria ionica, costituente la tipica associazione a delinquere di stampo mafioso, operanti nel settore del trasporto e movimento di terra

Illeciti del ciclo illegale dei rifiuti. Un capitolo a parte merita il ciclo illegale di rifiuti (116 reati, 83 persone denunciate, 4 arresti e 46 sequestri), da monitorare con particolare attenzione, sia per il “riaccendersi” di rotte balcaniche nei traffici illeciti ma anche per gli incendi a impianti e capannoni: sono 7 i roghi censiti in Friuli da Legambiente nel periodo 2013-0ttobre 2020). Da segnalare, per la sua importanza, l’inchiesta messa a segno a fine maggio 2020 dai carabinieri del Nucleo investigativo del Comando Provinciale di Gorizia, da personale del Ros e del Gico della Guardia di finanza di Trieste, nonché dallo Scico di Roma su un triangolo criminale con tre vertici (Gorizia, provincia di Belluno e zona di Napoli) e diramazioni fin oltre il confine con la Slovenia. Tutto è nato dalla scoperta di un capannone stipato all’inverosimile di rifiuti nel Comune di Mossa, in provincia di Gorizia, nemmeno a un chilometro dal confine sloveno. Un nodo criminale strategico perfetto per passare agevolmente il confine e mettere piede in un paese membro dell’Unione Europea, quindi far perdere facilmente le tracce.

Secondo l’accusa formulata dalla Direzione distrettuale antimafia di Trieste, i sei soggetti a capo dell’organizzazione criminale avrebbero smaltito illecitamente circa 4.500 tonnellate di rifiuti speciali, costituiti da “balle reggiate” (di un metro cubo l’una) di rifiuti plastici provenienti da un impianto di recupero di una società della zona di Belluno e da un’area dismessa che si trova a Borovnica, in Slovenia. Il materiale era stato abbandonato in un capannone industriale a Mossa, di proprietà di due società con sede a Napoli e Gorizia. Era stato poi adattato un varco d’accesso laterale per lasciare scaricare i camion – che erano stati messi a disposizione da ditte di trasporto slovene – in modo da evitare di essere visti durante le operazioni illecite. Gli investigatori hanno dovuto utilizzare un drone per monitorare gli scarichi di rifiuti (che avvenivano soprattutto di notte e alle prime ore dell’alba) e poter seguire i percorsi degli automezzi dal momento in cui entravano in Italia fino al capannone-discarica. Il sospetto degli inquirenti è che il capannone sequestrato sia solo uno dei tanti a disposizione dei trafficanti.

Dati del triennio 2017 – 2019

Complessivamente nel triennio 2017-2019 i reati contro l’ambiente accertati in questa regione sono stati 1.488, con 1.162 persone denunciate, 544 sequestri e 8 arresti. Valutando nello stesso arco di tempo l’incidenza dei reati ambientali commessi per kmq, il Friuli Venezia Giulia con 0,18 illeciti non è molto distante dalla Lombardia (settima nella classifica nazionale come valori assoluti) dove si registrano 0,2 reati contro l’ambiente ogni kmq e supera, anche se di poco, il Veneto dove l’incidenza dei reati ambientali è di 0,17 ogni kmq.

Conclusioni.

La legalità è un bene comune e va presidiata, coltivata e condivisa. E’ uno dei presupposti per promuovere comunità resilienti. Iniziando tutti dalle piccole azioni, fin da piccoli. Ad esempio evitando di abbandonare rifiuti nel territorio o smaltendo gli olii usati nel lavandino.

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