Cose strampalate accadono a Gemona. Nel 2011 l’Amministrazione comunale affida alla ditta Copetti Spa il recupero delle pietre presso il magazzino comunale e la loro trasformazione in lastre di spessore di 6 cm adatte alla pavimentazione che sarà poi compiuta dalla ditta che ha realizzato i lavori di “Urbanizzazione primaria del Capoluogo – Via Caneva – da Piazza Garibaldi al sedime dell’ex Chiesa di Madonna delle Grazie”.
Stiamo parlando di pietre antiche alcune in pietra rossa di Sant’Agnese, che, pur non essendo ancora state catalogate, un tempo avrebbero potuto far parte del campanile di San Giovanni, risalenti al 1488, anno della sua edificazione. Queste pietre sono state faticosamente recuperate dai volontari tra le macerie all’indomani del terremoto del ’76.
Già nel 2011 l’utilizzo di quelle pietre per la pavimentazione della piazzetta aveva generato dissensi, oggi la loro copertura con una pedana che ospiterà i tavolini del nuovo bar appena aperto, ha messo in evidenza una palese contraddizione.
Nelle intenzioni dell’Amministrazione, l’uso delle pietre “è un modo per valorizzare un patrimonio dimenticato” – dichiarava allora l’assessore Fabio Collini.
Evidentemente non ci sono idee molto chiare sulla valorizzazione del patrimonio dimenticato se prima viene utilizzato per una pavimentazione e a distanza di 4 anni viene ricoperto. Questo “fâ e disfâ” pesa però sulle casse comunali in un periodo di particolari ristrettezze: il solo recupero, trasporto e taglio delle pietre è costato 19.200 euro ai quali vanno aggiunti i costi della posa in opera.
Pense e Maravee continuerà a seguire la vicenda nella consapevolezza che la valorizzazione del centro storico resta un “buco nero” che nessuna Amministrazione comunale è ancora riuscita ad affrontare seriamente; non se ne vede ancora la luce.