L’iniziativa di Emporio amico, organizzata da diverse associazioni del gemonese ha preso avvio presso la casa del Pellegrino. Le persone portano abiti integri e puliti, piccoli elettrodomestici funzionanti, giocattoli,… che non utilizzano più e che verranno destinati a persone per lo più in difficoltà a fronte di un piccolo contributo. Con un doppio dividendo: sociale in primis ma anche ambientale: allungare il ciclo di vita dei beni, riducendo la quantità dei rifiuti conferiti.
Questa iniziativa si sposa con la proposta avanzata 4 anni fa da Pense e Maravee, e successivamente dal circolo di Legambiente e finalizzata a promuovere il riutilizzo dei beni destinati a diventare rifiuti, conferiti per lo più presso il Centro di Raccolta di via San Daniele.
Ma quanti sono questi beni riusabili destinati a diventare rifiuti e ad appesantire i costi economici e ambientali del servizio?
Un approccio conoscitivo al fenomeno potrebbe prevedere 3 fasi:
1. Effettuare il monitoraggio, per un mese circa, dei rifiuti non riciclabili (beni durevoli, mobilio, oggettistica, informatica, ferramenta,…) che i gemonesi conferiscono al Centro di Raccolta, rilevando per ogni tipologia oggetto d’indagine, la qualità del bene (riusabilità) ed altri parametri accessori. I rilevatori potrebbero essere gli stessi Addetti al centro di raccolta oppure dei giovani appositamente formati assunti a progetto attraverso gli strumenti di legge
2. L’elaborazione dei dati potrebbe quantificare il fenomeno su base annua; si avrebbe una prima dimensione del fenomeno e uno spunto interessante per capire il da farsi
3. La successiva stima del valore monetario dei beni sul mercato dell’usato (esistono delle metodiche) ci farebbe conoscere quanti euro buttiamo “nella spazzatura”.
Cosa si potrebbe fare se i dati dei beni riusabili risultassero interessanti? Ad esempio integrare a fianco al Centro di raccolta la Riutilizzaria, dove i beni (che rimangono tali in quanto non destinati all’abbandono) vengono conferiti, ripuliti eventualmente aggiustati ad esempio da una cooperativa e potrebbero alimentare l’Emporio amico o essere collocati sul mercato dell’usato (ambulanti, negozianti dell’usato e negozianti conto terzi).
“Emporio amico” e la “Riutilizzeria” potrebbero essere un esempio importante di azione solidale e sostenibile, integrata, sul territorio.
Cosa ne pensate?