A Godo prima e a Ospedaletto poi iniziò tanto tempo fa la nostra storia…
… 1000 e dintorni. La prima cerchia muraria
Risale attorno all’anno 1000 e, come ci racconta Casolo in quell’interessante opuscolo intitolato Glemone presentato in occasione del ripristino del sito di Madonna delle Grazie e della sistemazione di Piazza Garibaldi, è incastrata nell’angusta unghia di terreno a ridosso del colle del castello e sbarrata a levante dalle slavine del torrente Grideule.
1106 La roggia Plovia
Nel 1106 è avviata la costruzione della Roggia (Plovia) che sarà ultimata nel 1200, utilizzando un vecchio tracciato costruito dai Romani. Svolse diverse e utili funzioni, quali:
– l’allontanamento delle acque in eccesso (es. Vegliato e Drendesime);
– la bonifica dalle acque affioranti (Godo, Paludo…);
– l’uso dell’acqua a fini irrigui ed anche domestici;
– la produzione di energia per diverse attività produttive insediate in prossimità: mulini, segherie, opifici, battiferri (1 mc/s era destinato per tale attività);
– la depurazione delle acque nere in essa convogliate.
La roggia aprì la strada allo sviluppo di Gemona nella piana. Effetto tutt’altro che secondario, dato la costruzione della presa di Ospedaletto e delle roste adiacenti (siamo sempre nel XII secolo), fu lo spostamento delle acque del Tagliamento verso Braulins (effetto sponda). La deviazione delle acque unitamente agli sforzi incredibili dei contadini (apporti di letame, terra…) contribuirono alla formazione della campagna gemonese (sicuramente quella a ovest della statale).
1184 Il mercato
Il Patriarca Gotofredo ottiene da Federico Barbarossa di poter costituire a Gemona il mercato, ovvero il luogo dove acquistare e vendere merci. Non si potevano tenere altri commerci pubblici né a monte, tra il Montecroce e Pontebba, nè a valle di Gemona per un miglio (Casolo).
La seconda cerchia muraria
Viene attuata dopo il 1250 e, sempre riprendendo Casolo, “si snodava su un impervio terreno di deiezione e raggiungeva il Salconat che probabilmente era il maggiore e più profondo fra i solchi scavati dalle furiose acque che precipitavano lungo il solco detritico (scendeva più o meno lungo l’attuale via Liruti), successivamente ricoperto. Il Salconat veniva utilizzato per lo scarico nella piana delle acque chiare e scure.
1280 La concessione del Niederlech
I traffici da e verso il nord dovevano necessariamente passare per Gemona. I mercanti dovevano scaricare le merci, pernottare nella Città, ricaricarle e proseguire poi muniti del sigillo del Capitano. Un cespite irrinunciabile per il mantenimento del corpo delle Milizie cittadine e forestiere, per le spese di Ambasceria e per arginare i torrenti e specialmente «il fiero Tagliamento i cui ripari sono ammirevoli, tutti fatti col proprio dai Gemonesi» (Casolo).
1297 Gemona si sposta nella piana?
Il patriarca Raimondo della Torre – riprendendo un proposito del suo predecessore – comanda la fondazione di una nuova Gemona nei pressi di Ospedaletto. Ma, a causa della morte del Patriarca, non se ne fece niente (Casolo).
1343. Il Patriarca finanzia l’ampliamento delle mura?
II Patriarca, partecipa al Consiglio della Città e, in quella sede, sollecita l’ampliamento della cinta muraria: si tratta di uno sviluppo di due miglia, debitamente munite e con sette porte. Si assume l’onere della spesa per la rifabbrica della cinta di levante (Casolo).
1348 Il terremoto e subito dopo la peste
Disastroso terremoto. A Gemona più di metà delle costruzioni sono distrutte. Il campanile del duomo “tutto si fesse e aperse” (le scosse continuarono per quaranta giorni). Si diffonde una terribile pestilenza che si protrarrà anche l’anno successivo (Casolo).
Dove ricostruire fu una delle prime domande della magnifica comunità una volta cessata l’emergenza terremoto, la pestilenza e l’assedio nell’anno successivo del Conte di Gorizia.
1351 Gemona si sposta nella piana?
Il patriarca Nicolò di Lussemburgo ribadisce la volontà di trasferire Gemona sotto i colli di Ospedaletto al fine di preservare, la Chiesa e i suoi sudditi, da ogni malanno. Un «vogliamo, stabiliamo e ordiniamo» che, però, è rimasto senza seguito (Casolo).
1363,Tutti devono passare per Gemona, o no!
I Gemonesi tentano di obbligare i traffici a passare per la città murata mediante lo scavo di un fossato. Per la protesta degli Udinesi viene intimato di colmarlo, ma, al loro rifiuto, provvedono all’esecuzione le milizie patriarcali (Casolo).
1370 – 1396. Si costruisce la terza cerchia muraria
Presi di mira, forse particolarmente dal duca d’Austria, i Gemonesi deliberano di portare a compimento l’ampliamento delle mura della Città, fortificandole con torri, fosse e palanche, all’uso dei tempi. E’ questa la terza cerchia: ha un’altezza da sei a otto metri e lo spessore di un metro e mezzo, con sette porte d’ingresso (Casolo).
1396 – 1400 Nuova viabilità
A causa delle frequenti alluvioni, nella piana viene sostituito il tratto di via Regola (vecchia strada romana) con un tracciato più a nord che ha previsto la costruzione di un ponte sulla Drendêsime (Casolo).
1500 Il primo sistema irriguo
Vengono costruite le canalette scavate nel tufo sotto il Monte Gemine in prossimità del Lavadôr, per portare l’acqua del Gleminéit nei prati, negli orti e nelle vigne circostanti.
1511 Terremoto,
La ricostruzione viene effettuata dentro le mura, spesso sulle macerie delle case crollate.
1650 – 1760 Le ville padronali nella piana
Per quanto riguarda gli insediamenti rurali essi iniziano a essere costruiti fuori dalle cerchia muraria nel periodo che va dal ‘600 al ‘700. Si assiste alla costruzione delle “ville padronali” circondate da grandi proprietà, generalmente di origine nobiliare, in quanto gli unici in grado di impiegare elevati capitali a scopi d’investimento fondiario. Si tratta di costruzioni a corte chiusa con cinta muraria e generalmente autosufficienti. Questo è un aspetto che dal punto di vista tipologico richiama il sistema medievale chiuso e ciò presuppone che il territorio fosse ancora insicuro. Altra nota importante è che tutte queste “ville padronali” hanno una struttura simile, con corte, pozzo, cantine e granai, chiesetta e case coloniche. Le superfici coltivate intorno a esse sono basate all’incirca sulla dimensione del podere romano (che è di 12,5 ha), anche se a Gemona non ci fu la centuriazione (R. Gubiani, M. Lazzari, Lo studio dell’evoluzione del paesaggio attraverso la toponomastica).
1797 La fine del Niederlech
Dopo 500 anni Gemona perde il privilegio del Niederlech. Ma già con il l’arrivo di Venezia i benefici si erano attenuati.
Riflessione
Gemona è riuscita, nonostante i ripetuti tentativi di spostarla nella piana, a rimanere arroccata nel conoide, godendo di quella rendita di “posizione” che le permise molti anni di “mercantile” prosperità. Casolo a proposito di quel periodo afferma: « Gemona si battè contro l’isolamento – isolandosi». All’arrivo dell’esercito di Napoleone Gemona era ancora tutta dentro la terza cerchia muraria. Ma l’Ottocento incombeva …
Fine parte prima. La seconda parte verrà pubblicata domenica 6 luglio.